Sono in fila dal medico, nella stanza una sola sedia indica il periodo tragico che stiamo vivendo. La mia attenzione cade su una signora che di fronte a me sulla sinistra, si muove in cerchio a piccoli passi in un angolo della sala d’aspetto. La vedo, ora, soffermarsi davanti a un quadretto che, vedrò dopo, ritrae una vecchia stampa di uno scorcio del mio paese negli anni 30.
Al termine della visita ricevo una chiamata da MA, (mia madre, come l’ho memorizzata sul telefono), mi chiede di passare dal suo medico. Vado. Nell’attesa del mio turno, non avendo con chi scambiare chiacchiere, osservo la sala e scopro che di fronte a me sulla sinistra, anche lì c’è un quadretto con la stessa vecchia stampa di uno scorcio del mio paese negli anni 30.
Questa volta però, anziché essere incuriosita, sono divertita da ciò che vedo. Si scorge il riflesso della vetrata d’ingresso e leggo DOTT DI MA.
Si fa sera, mi attardo nella lettura di sincronicità nella vita quotidiana, leggendo qua e là articoli vari, uno mi rimane impresso e mi si collega con ciò che oggi ho sperimentato vivendo.
Dice: “Siamo abituati a credere che sia il passato a scrivere il futuro, mentre dovremmo capire che è il futuro a sovrascrivere il passato”.